La città e il territorio hanno dato molto in termini di personalità e ingegno all'aviazione italiana.
Carlo Del Prete, Enrico Squaglia e Vincenzo Lunardi, i volti simbolo del cielo lucchese.
Vincenzo Lunardi, Enrico Squaglia e Carlo Del Prete, accanto a un pilota dell’età contemporanea, e velivoli di periodi storici diversi, rappresentano al meglio lo spirito di questo grande appuntamento, in un periodo dell’anno particolare, che per la nostra comunità significa soprattutto riscoperta della propria storia, delle proprie radici e tradizioni, un’occasione davvero speciale per ripercorrere la storia dell’aeronautica e le storie di tanti nostri concittadini, che utilizzando l’aeroplano seppero ridurre la distanza fra Paesi e continenti.
Vincenzo Lunardi
(Lucca,11 gennaio 1754 – Lisbona, 1 agosto 1806) è stato inventore, ufficiale italiano e pioniere dell'aeronautica. Ufficiale del genio nell'esercito del Regno di Napoli, fu nominato segretario dell'ambasciatore del Reame di Napoli in Inghilterra. L'eco delle ascensioni dei Fratelli Montgolfier, che nel 1783 riuscirono a far sollevare il primo pallone aerostatico ad aria riscaldata, spinse Lunardi a progettare un pallone a gas dotato di migliore capacità ascensionale e di più grande autonomia.
L'anno successivo, il 15 settembre 1784, utilizzando un pallone gonfiato con idrogeno, Lunardi realizzò la prima ascensione in Inghilterra, a Chelsea (Londra), alla presenza della Corte inglese. Il pallone aveva un diametro di 33 piedi (all'incirca 10 metri) ed era provvisto di due leggere pale per mezzo delle quali Lunardi intendeva regolare l'ascesa, ma che all'atto pratico si rivelarono inutili. Dopo un volo di 2 ore e 15 minuti, Lunardi atterrò a Ware, una località dell'Hertfordshire. Sul luogo dell’atterraggio di Lunardi è stata posta la seguente iscrizione: “Che i posteri sappiano, e sapendo, si stupiscano, che il quindici settembre 1784, Vincenzo Lunardi di Lucca, in Toscana, il primo viaggiatore aereo in Gran Bretagna, si innalzò dall'Artillery Ground di Londra e attraversò la Regione di Venti per due ore e quindici minuti. Su questo rude monumento sarà ricordata per sempre quella mirabile impresa, realizzata con successo dai poteri della chimica e dal coraggio dell'uomo... per eterna gloria”.
Carlo del Prete
Lucca 21 agosto 1897, Rio de Janeiro 16 agosto 1928
Dopo gli studi classici presso il ginnasio-liceo "Machiavelli", a quindici anni intraprende la carriera militare iscrivendosi alla Regia Accademia Navale di Livorno. Partecipa prima a alcune operazioni della guerra italo-turca del 1911 per la Libia, poi alla Grande Guerra dove opera nel Mar Adriatico sia su navi da battaglia che su sottomarini. La sua passione per il volo nasce proprio durante il conflitto quando viene assegnato come osservatore alla 1ª Squadriglia idrovolanti di Venezia.
Al termine del conflitto, ottiene il brevetto di pilota di idrovolanti e si laurea in Ingegneria meccanica e elettrotecnica a Milano. La Regia Aeronautica è stata da poco costituita e Carlo decide di farne parte divenendo comandante dell'idroscalo di Sesto Calende.
Le sue doti di pilota e di grandissimo organizzatore non passano inosservate a un asso come il generale Francesco De Pinedo che lo coinvolge nelle sue imprese. Nel 1927 è ufficiale di rotta e secondo pilota nella straordinaria trasvolata atlantica delle due Americhe. Dal febbraio al giugno di quell'anno, De Pinedo e del Prete, insieme al motorista Vitale Zacchetti, percorrono 43.820 chilometri, toccando Africa, America del Sud e del Nord, a bordo dell'idrovolante S55 “Santa Maria”, così battezzato in ricordo del viaggio di Cristoforo Colombo. Il raid viene accolto dalle popolazioni dei Paesi toccati in modo trionfale così come sono trionfali il rientro a Roma e le accoglienze nella sua Lucca dove, pur non amando la celebrità, deve parlare di fronte a un folla enorme da Palazzo Ducale.
La sua popolarità accresce ancora l'anno successivo: in coppia con Arturo Ferrarin si aggiudica il record mondiale di durata e di distanza in circuito chiuso a bordo del monoplano S.64. E' la mattina del 31 maggio 1928 quando la coppia di aviatori inizia a percorrere per 51 volte il circuito compreso tra Torre Flavia ed il faro di Anzio. Quando il 2 giugno atterrano, hanno totalizzato 7 666,616 km in un tempo di 58 h e 37 minuti. Un'impresa che è propedeutica a un'altra ancora più clamorosa e ricca di pericoli: quella di arrivare in Brasile con un volo in linea retta, senza scali. Ferrarin e del Prete partono da Monte Celio (Roma) a bordo del solito S.64 modificato e migliorato per l'occasione il 3 luglio del 1928 e atterrano senza scalo su una spiaggia vicino Port Natal il 5 successivo: hanno percorso 7.450 km in 44 ore e 9 minuti ad una velocità media di 168 km/h. Ma la sorte gli riserva un destino tragico: l'8 luglio, durante un volo di spostamento a bordo di un S62, un'ala del velivolo cede, cadendo in acqua l'apparecchio cade in acqua. Ferrarin riporta ferite e traumi non particolarmente gravi, del Prete ha entrambe le gambe fratturate. Si rende necessario l'amputazione della destra, ma l'intervento non basta a fermare l'infezione: il 16 agosto di quell'anno muore a Rio de Janeiro.
Enrico Squaglia
Lucca 10 febbraio 1902, Azzorre 8 agosto 1933
Nel 1923 entra nella Regia Aeronautica dopo una lunga gavetta e con la “fierezza di appartenere alla tenace gente lucchese, cui sono noti i più difficili sentieri del mondo”, come telegrafò una volta giunto in America. Troverà la morte nel lungo viaggio di ritorno dagli Usa alle isole Azzorre. La salma di Squaglia rientra il 20 agosto '33 in nave a Porto Santo Stefano, la Misericordia di Lucca effettuerà il trasporto sino in città, nella chiesa di San Francesco. Il 21 Squaglia passa per l'ultima volta nella sua Lucca su un affusto di cannone e avvolto nella bandiera nazionale in mezzo a tantissime persone: sono presenti tutti gli atlantici, Balbo in testa. Squaglia è Medaglia d'Oro al Valor aeronautico. A lui è dedicata una via cittadina e inizialmente a lui era intitolato l'aeroporto di Tassignano.
Giovan Battista Pittaluga
Lucca 21 giugno 1893 - Bolzano 26 febbraio 1918. Ribattezzato “Gioioso di gioia” da d'Annunzio, fu protagonista di clamorose missioni tra cui il bombardamento della base austriaca del Cattaro (proprio con il poeta-soldato) dopo 900 km percorsi in mare aperto. Pittaluga cadrà nel febbraio del 1918 durante una missione di bombardamento in Alto Adige. Le sue spoglie sono custodite al Cimitero Monumentale cittadino.
Pietro Massoni
Massa 12 aprile 1896- Bagni di Lucca 3 luglio 1957. Fu tra i sette piloti che con d'Annunzio furono protagonisti del Volo su Vienna il 9 agosto del 1918. A bordo di velivoli Ansaldo SVA raggiunsero la capitale austriaca inondandola di manifestini tricolori per tornare alla base dopo un volo di 1100 km, 900 dei quali in territorio nemico. Massoni nasce da una nobile famiglia lucchese nel 1896, durante la Grande Guerra consegue il brevetto di pilota e viene prima assegnato alla ricognizione e poi alla caccia, alla 87° Squadriglia “La Serenissima”. Vanta tre medaglie d'argento al valor militare.
Fortunato Federigi
Seraveza 22 gennaio 1901- cieli del Mediterraneo 4 luglio 1941. Entrato in aviazione nel 1924, dopo aver partecipato all'impresa di d'Annunzio a Fiume, dal 1928 si occupa di linee aeree civili dove colleziona un milione e mezzo di chilometri percorsi in giro per il mondo. E' protagonista nella guerra di Spagna al fianco di Ettore Muti e sempre al suo fianco, nella Seconda Guerra Mondiale, si rende protagonista nell'ottobre del 1940 della più lunga missione di bombardamento del conflitto (4300 km) arrivando a colpire le raffinerie inglesi del Bahrein. Muore nel 1941 al comando di un aereo che aveva insegne civili: sta trasportando medicinali in Grecia, ma viene abbattuto dagli inglesi nei pressi dell'isola di Amorgos. A lui è intitolata la sezione dell'Arma Aeronautica di Lucca.
Mario Ingrellini
Lucca 21 aprile 1915-14 giugno 1942. A 20 anni lascia l'università per il richiamo del volo. Viene impiegato con i bombardieri e raccoglie prima una medaglia di bronzo, poi due di argento. Nel 1942 passa alla specialità aerosilurante, una delle più selettive e rischiose: in quell'anno, durante una delle battaglie aeronavali più cruente del Mediterraneo, troverà la morte con i suoi compagni di equipaggio a bordo di un S79. Ingrellini si incunea con il suo aero verso una portaerei nemica, e sebbene crivellato di colpi riesce a sganciare il siluro, poi, vistosi spacciato, si dirige con il velivolo verso un'altra nave contro cui decide di schiantarsi.
A lui è dedicata una via cittadina e la locale sezione degli Ufficiali in congedo.
Ranieri (Samuele) Cupini
Lucca 3 marzo 1904-Roma 11 maggio 1983. Nella sua lunghissima carriera ha ricoperto i più alti gradi di comando. Entra nel 1923 in Accademia e ha il suo battesimo del volo su un dirigibile. Nominato pilota militare nel 1927, partecipa con il velivolo del capitano Attilio Biseo alla trasvolata atlantica. Nel 1937 compie l'ennesima straordinaria impresa vincendo la corsa aerea Istres-Damasco-Parigi dove tre S79 italiani arrivano nei primi tre posti. Parteciperà alla guerra di Spagna, alla Seconda Guerra Mondiale, nella quale dirige numerose Squadre Aeree. Con l'armistizio, si rifiuta di collaborare con i tedeschi e viene internato in un lager polacco sino a fine guerra in condizione durissime. Nel dopoguerra sarà prima generale di Divisione Aerea e poi di Squadra Area ricoprendo incarichi anche nella NATO. E' morto nel 1983 e pur amando Lucca, ha chiesto di essere seppellito a Orbetello insieme agli altri atlantici e al comandante Balbo.