La via Francigena, la strada, le strade
Strada di mercanti, strada di fede, talvolta nemmeno una strada ma un’”area di strada”.
Tutte queste definizioni si adattano al percorso della via Francigena nel tratto che ci è prossimo. Il percorso ufficiale, quello documentato dal vescovo Sigerico al suo rientro in Inghilterra e segnato dai piccoli e grandi monumenti, quello frammentato di quanti, da ogni parte, volevano raggiungere il Volto Santo prima di riprendere il cammino verso Roma o verso il nord e approfittavano di qualunque percorso, possibilmente il più semplice per raggiungere la propria meta.
La Francigena attraversa molte storie, e molti tempi diversi. Così, frammenti e testimonianze di questo cammino, si trovano in luoghi fisici e culturali affatto differenti, l’ospedale del Passo di Tea sulle montagne introduceva al percorso della Francigena interna, la piccola pieve sulle colline segnava il passaggio verso la città, il grande ospedale di Altopascio, l’accoglienza nel mezzo di una palude instabile.
Insieme a pellegrini penitenti, la Francigena raccolse così, in numero sempre maggiore, mercanti diretti verso le principali fiere d'Oltralpe: questo intenso afflusso umano determinò la costruzione, lungo il suo corso, di ospizi di accoglienza, borghi, monasteri e castelli che costituiscono esempi di architettura romanica spesso ben conservati ed inseriti in un paesaggio naturale che ne accresce il valore.
Percorrere la Francigena, nel tratto italiano, è senz’altro più complesso che ripercorrere antichi cammini coevi. La struttura stessa del territorio ha sommato e sovrapposto le epoche storiche, i grandi flussi di traffico veicolare passano ancora da quelle strade, i caselli autostradali hanno preso il posto delle stazioni di posta, dei ricoveri per i pellegrini e gli altri viaggiatori.
Così è del tutto coerente ricercare l’esperienza del cammino in altri percorsi, alternativi, ma che ripropongono lo stesso sapore di una dimensione “altra” dal mondo quotidiano, per qualunque motivo la si percorra. La stessa sensazione di essere esattamente nel luogo da raggiungere, di camminare sulla propria meta, con altri riferimenti, altri tempi, altre proporzioni.
La via Francigena nel territorio lucchese procede verso Roma da Porta Beltrame, una località della Versilia storica nei pressi del lago di Porta che è attualmente una delle aree umide residue della bonifica ottocentesca. Proprio per la presenza delle maremme, da questo punto, la via Francigena piegava verso l'interno per raggiungere Camaiore, XXVII tappa del cammino di Sigerico.
Qui i pellegrini potevano trovare ospitalità nel monastero benedettino della Badia di san Pietro, una tappa strategica del cammino, dove nel settembre 2016 è stato aperto un moderno ostello del pellegrino. Lungo il percorso francigeno versiliese oltre alla chiesa della Badia, si incontrano numerose piccole pievi, Santo Stefano a Vallecchia, San Giovanni e Santa Felicita a Valdicastello, Santi Giovanni e Stefano a Camaiore, San Pantaleone a Pieve a Elici, nelle quali è facile rinvenire memoria del passaggio della strada.
Raggiunto il Montemagno, la strada scende decisamente verso Lucca, superando Valpromaro e costeggiando, in prossimità del centro storico di Lucca, il fiume Serchio, nel tratto del parco fluviale. Chi lo desiderasse può sostare e ristorarsi presso il locale ostello del Pellegrino ubicato in prossimità della parrocchia.
Lucca è una tappa importante e le testimonianze del passaggio dei pellegrini sono più o meno evidenti in molti edifici storici e vie della città, a cominciare dalla cattedrla edi san Martino, tra le cui istoriazioni figura un labirinto, simbolo per eccellenza dei pellegrinaggi medievali, sulla facciata una statua del santo titolare nell'atto di donare parte del suo mantello ad un pellegrino, sotto l'atrio il testo del giuramento dei cambiavalute, un impegno di onestà nei confronti dei pellegrini.All'interno infine è custodito il crocifisso miracoloso del Volto Santo, scolpito secondo la leggenda, da Nicodemo e giunto miracolosamente a Lucca attraverso il mediterraneo con la sola guida della volontà divina. A questa i pellegrini erano devoti al punto di considerare Lucca una meta alternativa a Roma. Sostarono qui tutti i pellegrini più "famosi": Sigerico stesso e l'abate islandese Niklaus, il re di Francia Filippo Augusto e gli irlandesi che a Lucca pregavano anche il loro conterraneo Frediano, pellegrino lui stesso e vescovo di Lucca nel V secolo.
Lasciando Lucca, la strada di Sigerico si perdeva nelle paludi che occupavano la pianura, scegliendo a seconda della stagione i passaggi più salubri.
Oggi il cammino è ben segnato e attraversa piccoi borghi e campagne coltivate per raggiungere Altopascio, l'ospizio di Teupascio, che già dall'XI secolo dava accoglienza, conforto spirituale, cure mediche, pane. In grandi forme che ancora vengono prodotte in zona, caratteristicamente senza sale e simbolo di accoglienza e ospitalità. L'ospizio di Altopascio, guidato dai monaci del Tau, cavalieri e manutentori di ponti e strade fu un'istituzione importantissima, con dipendenze in Franca e Inghilterra. Le strutture dell'ospedale si conservano nelle piazze del paese con la chiesa e l'alto campanile con la "smarrita" la campana che suonava al tramonto per sollecitare i pellegrini ancora distanti.
Da Altopascio la strada prosegue verso san Miniato, attraverso boschi di querce e terrazze oggi coltivate a vite e olivo.
La Francigena, che nel Medioevo i pellegrini transitavano da Canterbury a Roma, nel territorio di Lucca si può percorrere a piedi, a cavallo, o in bici.