La badia di San Bartolomeo a Cantignano è uno degli edifici di culto più antichi della Piana di Lucca, in una posizione isolata in un pianoro all’inizio della vallata di Vorno, in mezzo a verdi colline.
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WEB: badiadicantignano.it
Una lunga storia, come quella della città e che, come per questa, ha conservato nelle sue mura memoria di tutto il suo glorioso passato, dall'epoca romana ai giorni nostri.
Il nome del paese è infatti di origine romana e deriva dal gentilizio latino Cantinius il colono romano a cui furono assegnate le terre dell'attuale Cantignano dove pare ci fosse anche un complesso termale.
Dell'epoca resta un mosaico in bianco e nero murato sopra la porta del transetto sinistro della chiesa, una pietra tombale oggi conservata nel Museo Nazionale di Villa Guinigi a Lucca e vari altri reperti e frammenti diversi incluse le murature inferiori muri dell’attuale chiesa, e resti dell'acquedotto romano.
Nuovi scavi hanno portato alla luce resti di un edificio di culto databile tra V e VI secolo e nonostante sia stata ristrutturata più volte, sono ancora evidenti, specialmente all'interno, numerose tracce della fondazione altomedievale.
La prima chiesa e monastero furono edificati dai monaci benedettini provenienti da Bobbio nei secoli VII e VIII. A questo periodo datano le parti basamentali delle murature della zona absidale e del transetto sinistro in opus spicatum insieme ad altri frammenti di minor valore. Il nome Badia, che assunse, e molti ornamenti dell'interno tra cui le figure di un re e di una regina longobardi dipinti sui pilastri dell'altar maggiore, confermano che fosse un'abbazia benedettina e così si mantenne fino ai primi anni del secolo XII quando passò sotto la regola camaldolese per volontà del vescovo di Lucca, Rangerio.
La chiesa fu ricostruita dai monaci di Camaldoli dopo un periodo di decadenza dovuto anche anche alle disastrose guerre tra Pisani e Lucchesi, proprio nella vallata di Vorno, intorno al “castellaccio” nelle immediate vicinanze del monastero.
Un terzo monastero, ancora oggi esistente, noto come il “palazzo delle cento finestre” fu edificato sempre dai Camaldolesi nel 1455.
Nel Settecento, un ultimo intervento modificò notevolmente l'edificio retrocedendo la nuova facciata alla quale fu aggiunto un portico, di almeno sette metri. Anche l’interno venne rifatto in quell’occasione, ma poi smantellata con un restauro degli anni Sessanta del Novecento. All’interno è conservata una tavola di Agostino Marti con Madonna in trono tra i santi Bartolomeo e Martino eseguita dal pittore nel 1516 su commissione della famiglia Gigli; nella predella sono raffigurati il Martirio di san Bartolomeo, il Compianto sul Cristo morto e l’Elemosina di san Martino.
Oggi, la chiesa della Badia è un piccolo edificio a croce latina, con abside e portico, protetto da un poderoso moderno campanile.
Il volume spicca sul fondo di un ampio prato, un temo orto della Badia e con lo sfondo delle colline di Vorno, ai piedi del Monte Pisano.
Itinera Romanica (itinerari del romanico)
Oggi la chiesa è una tappa importante di uno dei tanti itinerari romanici che caratterizzano la zona dell'Alto Tirreno, tra Italia e Francia.
Percorsi naturalistici, storici e culturali che attraversano piccoli borghi collinari e ambienti rurali lungo sentieri e antichi tracciati, dove si incontrano architetture religiose minori da riscoprire e valorizzare come chiese, basiliche, pievi e cappelle.
Intorno alla chiesa è esistito, dalla seconda metà dell’XI secolo, un complesso abbaziale benedettino.
L’edificio ecclesiastico costituisce l’unica permanenza della configurazione originaria. All’inizio del XII secolo il monastero e la chiesa di San Salvatore di Cantignano vennero concessi all’Ordine monastico Camaldolese, che lo detenne fino all’inizio del XV secolo. I monaci fecero eseguire importanti ristrutturazioni e ampliamenti. L’abate Bartolomeo promosse dal 1401 un’importante opera di restauro nei confronti del convento, della chiesa, delle case e degli altri edifici del complesso architettonico. La chiesa ha pianta a croce latina, presenta una navata unica e un'abside semicircolare, frutto degli interventi del XII secolo.
È possibile osservare tracce delle costruzioni precedenti – chiesa e cenobio – sia sotto il presbiterio, dove si trovano frammenti degli antichi pilastrini di epoca più antica, sia in alcuni tratti di affreschi murari a disegni geometrici e vegetali presenti nell’abside e lungo la navata della chiesa, rinvenuti durante scavi archeologici eseguiti nel 1965.
L'abside, il prospetto perimetrale nord e il transetto costituiscono le porzioni dell’edificio nelle quali è possibile identificare tuttora caratteristiche architettoniche legate allo stile romanico.