Il Cammino: un’esperienza speciale che continua a formare gli europei
Santiago di Compostela, la Via Francigena, la Via di Sant’Olav. Degli Itinerari del Consiglio d’Europa fanno parte anche veri e propri Cammini lungo i quali si è costruita la nostra Storia e che è possibile percorrere a tappe sostando per la notte come anticamente facevano pellegrini, cavalieri, mercanti.
A piedi, in bicicletta, a cavallo o a dorso di un asino come Robert Louis Stevenson che nel 1878 partì da Monastier-sur-Gazeille (Alta Loira) con l’asina Modestine e in 12 giorni di viaggio e tante avventure arrivò a Saint-Jean-du-Gard.
Dall’esperienza trasse un libro pubblicato nel 1879, “Viaggio con un asino nelle Cevennes”, che è stato il riferimento per la realizzazione del “Cammino di Stevenson” divenuto itinerario del Consiglio d’Europa nel 2015.
Tante delle emozioni che provò Stevenson nel suo viaggio sono le stesse che attraversano i moderni camminatori che come lui partendo mettono nei loro zaini attrezzatura da viaggio e spirito di avventura e lungo il percorso lo riempiono di incontri, imprevisti, esperienze, sensazioni, scoperte ritrovandosi al termine in qualche modo diversi.
Raccontare l'esperienza di un Cammino a chi non ha mai camminato non è mai cosi semplice.
Ci sono una serie di variabili impossibili da spiegare che rendono il Cammino qualcosa di autentico. Cominciamo a pensare di rallentare totalmente la nostra vita frenetica, non uno stop irrazionale dovuto alla classica vacanza in cerca di relax ma una decelerazione lenta e graduale.
Consideriamo poi di alleggerire i pensieri e vederli da una nuova prospettiva e iniziamo a mettere in moto le gambe.
Il nostro cervello piano piano inizierà ad allontanare tutte le pressioni e le situazioni stressanti che tolgono energia e serenità per dar spazio a nuove priorità.
In cammino infatti i primi pensieri sono di ordine pratico (a che ora mettere la sveglia, far colazione, pranzo, cena e dove dormire ecc.) ma in mezzo ai quei pensieri ci sta il mondo.
Nessuno vi potrà mai spiegare chiaramente le emozioni vissute, la sofferenza nei piedi e nelle gambe, la gioia degli incontri e gli addii strazianti di un Cammino.
Tutte queste componenti, insieme al paesaggio, la natura, la storia e le tradizioni di ogni paese, fanno sì che camminare ci porti a vedere il mondo sotto una nuova luce.
Si cammina per nessun motivo, dice Le Breton, per il piacere di gustare il tempo che passa, concedersi una deviazione per meglio ritrovarsi alla fine del cammino, scoprire luoghi e volti sconosciuti, aumentare la conoscenza corporea di un mondo inesauribile di sensi.
Perchè mentre si cammina tutti i sensi sono allertati e tutto si amplifica all'ennesima potenza un pò come vedendo un film in tre dimensioni in cui però si è protagonisti ritrovandosi faccia a faccia con il potere della Natura.
Così ci si ritrova davanti a quell'alba che mai avremmo pensato di poter vedere o a quel tramonto che svuota l'animo. Inermi a contemplare mentre ci si scopre a sorridere pensando quanto il mondo possa ancora stupirci.
Samantha Cesaretti
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