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Lucca rinascimentale

Paolo Guinigi si impegnò molto al fine di garantire una pacificazione della città e un rientro degli esuli. L’economia fu rilanciata e il sistema fiscale riformato. La politica estera fu gestita con prudenza riconoscendo la piccola dimensione di Lucca rispetto alla formazione degli stati regionali italiani. Il potere di Paolo Guinigi si conservò grazie anche ai matrimoni combinati, come quello con la giovane Ilaria del Carretto che purtroppo morì precocemente.

Per Ilaria fu fatto costruire intorno al 1406 il celebre sarcofago marmoreo, oggi conservato nel Duomo di S.Martino. Le tensioni e le guerre fra Venezia e Firenze, unite contro la Milano di Filippo Maria Visconti, maggior alleato di Lucca, portarono a una crisi che permise ai fiorentini l’assedio della città nel 1429. Nel 1430, una congiura interna depose Paolo Guinigi e lo esiliò.

Ritornata la Repubblica, Lucca ottenne nel 1438 la pace con Firenze sostenuta dall’aiuto militare dei Visconti. La situazione territoriale era però compromessa: la Garfagnana era stata invasa in parte dagli Estensi, Barga fiorentina, Pietrasanta occupata dai genovesi e poi dai fiorentini. Tuttavia la piccola repubblica, ormai ridotta territorialmente a città-stato, tornò alla prosperità nella seconda metà del Quattrocento attraverso attività commerciali internazionali, quali la produzione di tessuti di seta di pregio. L’industria serica entrò in crisi nel Cinquecento, quando la concorrenza con gli altri centri europei portò alla sovrapproduzione causando la rivolta dei tessitori stessi.

Grazie ai contatti mercantili con il nord Europa, la città di Lucca accolse la riforma protestante: la presenza di “eretici” in quasi tutte le maggiori famiglie lucchesi era tollerata e minimizzata. Ma la paura di una crociata fiorentina benedetta dal Papa spinse i cittadini a un esilio volontario verso Ginevra e altre città del nord. La Repubblica di Lucca si dimostrò decisa nel mantenere intatta la sua giurisdizione senza adattarsi a interferenze della Chiesa e, successivamente, all’insediamento dell’Inquisizione.

L’esodo di alcune delle maggiori famiglie lucchesi impoverì la città di capitali, risorse umane e culturali. Dal 1556 la riforma del Gonfaloniere Martino Bernardini rese le cariche pubbliche accessibili solo alle famiglie di più antica ascendenza a dimostrazione dell’impronta oligarchica assunta dalla Repubblica di Lucca. Dal punto di vista urbanistico, tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento, la maggior parte dei palazzi dell’aristocrazia cittadina fu rinnovata secondo i canoni dell’architettura contemporanea toscana e le torri medievali in abbandono furono decimate e abbattute. Questi cambiamenti urbanistici si integrarono nel tessuto cittadino che conservò volumi e stratificazioni.

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