Il decennio parte nel migliore dei modi per la Lucchese che vince il campionato e torna, dopo tante amarezze, in Serie B.
La formazione di Zavatti, che ha a disposizione alcuni indubbi talenti come Bassetto, Mantovani e Mannucci che si sono già messi in evidenza nel campionato precedente, supera la concorrenza agguerrita del Cagliari e riassapora la cadetteri, riuscendo a confermare la categoria l'anno dopo.
La coppia Frezza-Zavatti abbandona il club nell'estate del 1962 e il campionato successivo è un calvario, anche a causa della vendita dei giocatori più rappresentativi: i rossoneri arrivano ultimissimi e tornano mestamente in C.
Gli anni successivi, nonostante gli sforzi del presidente Baccelli che morirà da lì a poco, sono all'insegna della mediocrità. Nel maggio del '66 arriva addirittura la retrocessione in D al termine di un campionato nato male e finito peggio.
Si apre, ancora una volta, un nuovo capitolo doloroso.
Tocca a Lino Quilici provare a risollevare le sorti del club, nuovamente sprofondato negli inferi, ma ci vorranno anni.
Non basta nemmeno il ritorno di Luigi Toschi che, dopo aver assaporato la A e la B con Sampdoria e Livorno, decide di tornare ad indossare la maglia del suo cuore in Serie D.
Solo nel campionato 1968-69 la Lucchese ritrova la Serie C. E lo fa attraverso un drammatico spareggio sul neutro di Livorno contro la Sarzanese, capace di tenere testa ai rossoneri per tutto il campionato: finisce 1-0.
L'eroe di giornata è Albino Cella che sigla il gol vittoria davanti a un muro di lucchesi con le lacrime agli occhi; in panchina c'è Giuliano Tagliasacchi, in tribuna Quilici.
E' un trionfo, il riscatto dopo ancora tanti anni di amarezze.
In campo, con i liguri, gioca Corrado Orrico: la Lucchese era nel suo destino e gli restituirà anni dopo, e con gli interessi, quanto perso sul campo di Livorno in un pomeriggio di giugno.