La Cattedrale di San Martino, con il portico “zoppo” e la facciata ornata di colonnini, è una delle chiese più ricche ed interessanti di Lucca.
Consacrata nel 1070 da Papa Alessandro, inizialmente a cinque navate, la chiesa fu ricostruita e ampliata più volte. L'intervento più significativo risale al 1308, anno in cui fu ridisegnata la facciata nell'attuale assetto asimmettrico e con l'aggiunta delle rigogliose decorazioni di colonne e cornicioni.
Con l'ultimo intervento, che si concluse nel 1637, furono completati i decori esterni e l'edificazione della Cappella del Santuario.
Al suo interno sono custodite due opere d’arte simbolo della città: il sarcofago di Ilaria del Carretto, capolavoro rinascimentale di Jacopo della Quercia, e l'antichissimo Volto Santo.
Ilaria del Carretto era moglie di Paolo Guinigi, signore di Lucca nei primi decenni del 1400, e morì appena ventisettenne nel 1405. Per ricordarla, il marito ne commissionò l’effige a un atista considerato tra i più grandi scultori del tempo. L’opera è una delle più significative della scultura rinascimentale italiana.
Il Volto Santo è un crocifisso ligneo che si narra realizzato da Nicodemo, seguace di Cristo. Arrivato miracolosamente a Lucca, fu custodito dapprima nella chiesa di San Frediano, e poi traslato nella chiesa cattedrale. In memoria di questo evento si tiene a Lucca, ogni anno una lunga e partecipata processione per le strade del centro storico illuminate con migliaia di piccole candele disposte su cornicioni e rilevi architettonici che prende appunto il nome di Luminara. Nel corso dei secoli il Crocifisso acquisì sempre maggiore fama fino a divenire simbolo della città stessa e meta obbligata di devozione per i pellegrini in cammino lungo la via Francigena
Collegate a piazza San Martino sono piazza San Giovanni, dove si trova la Chiesa dei Santi Giovanni e Reparata, e piazza Antelminelli, con il Museo della Cattedrale e la vasca neoclassica progettata da Lorenzo Nottolini a conclusione della monumentale opera dell’acquedotto.
Dal mese di agosto 2016, dopo importanti lavori di restauro, è stato aperta aperta al pubblico anche la torre campanaria della cattedrale. Risalente ai secoli XII-XIII e alto circa 60 metri, il campanile era stato edificato con materiali locali eterogenei, quali la pietra di Guamo e il calcare di Santa Maria del Giudice (entrambe le cave si trovano a pochi chilometri dalla città, ai piedi del Monte Pisano). Salendo i 217 gradini il visitatore raggiungerà la cella campanaria da dove potrà godere di un panorama a 360° sulla città e sulla piana lucchese.
L'atrio è accessibile con rampa di pendenza del 25% (227x140). L'ingresso principale con rampa pendenza del 19% (118x118) e successivo gradino in discesa di 4 cm.
Itinerari puccinani
Giacomo Puccini, dopo aver ricevuto il battesimo nella Casa natale con un’autorizzazione speciale, fu condotto in Cattedrale per il completamento dei riti battesimali.
In questa stessa Cattedrale tutti i suoi antenati avevano svolto una parte considerevole della loro attività, come organisti, compositori e concertatori. La chiesa era dotata allora di due splendidi strumenti, oggi disgraziatamente smontati, dei quali rimangono visibili le cantorie e le canne di facciata.
Per la festa di Santa Croce del 1872, il giovane Giacomo fece qui il suo debutto professionale, come assistente del secondo coro, per un compenso di 3,72 lire. Tra le musiche in programma figurava un Mottettone di suo padre Michele. Dirigeva lo zio Fortunato Magi.
Nonostante le numerose istanze avanzate della mamma Albina, Giacomo non riuscirà mai a ottenere la carica di organista, occupata da un Puccini ininterrottamente per 124 anni – dal 1740 fino alla morte del padre Michele nel 1864 – per la scarsa capacità di valutazione dei membri di una commissione, cui l’Opera di S. Croce aveva demandato la decisione.
Diventato famoso e stabilitosi lontano da Lucca, Puccini ricordava sempre le sue prime partecipazioni e non mancava di interessarsi alle musiche che si eseguivano. Proprio di quelle parlava con l’amico Gustavo Giovannetti e nel settembre 1887 scriveva al cognato Raffaello Franceschini, con la sua consueta capacità di mescolare sacro e profano: «Ditemi che cosa c’è di nuovo a Lucca e che musiche fanno per Santa Croce e tutto ciò che è accaduto, morti, stupri, furti, adulteri, pecoreri».