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La scienza al museo

Travolta dal suo passato d'arte e di musica, Lucca non è nota per il suo apporto alla cultura scientifica ma, all'ombra delle Mura in alcuni piccoli musei si scoprono singolari racconti e grandi meraviglie. L'ottocento ci ha lasciato i principali "luoghi delle scienze" di Lucca: L'Orto Botanico e il Gabinetto di Storia Naturale.

 

 

Agli inzi del XIX secolo la principessa di Lucca e Piombino, Elisa Bonaparte Baciocchi

 

aveva accordato la fondazione di un Orto Botanico e lo stanziamento dei finanziamenti necessari al suo mantenimento, ma  fu Maria Luisa di Borbone, dopo la caduta dell'Impero napoleonico qualche anno dopo, a consegnare al Real Liceo l'appezzamento di terreno di circa due ettari per realizzare l'Orto.
Semi e piante arrivarono dalla villa reale di Marlia dove erano arrivati direttamente dalle collezioni francesi, dagli Orti Botanici vicini alberi nobili come il Cedro del Libano, il patriarca dell'orto, piantato nel 1822.

 

A Cesare Bicchi, che ha curato l'Orto Botanico di Lucca alla fine dell'800, si deve gran parte dell’aspetto attuale:

 

la formazione della parte più cospicua dell’erbario e la scuola botanica un’importante collezione, di più di 450 piante medicinali, china, incenso di eritrea zenzero curcuma rosa gallica, genziane e tante altre tra le più utilizzate nei vari paesi del mondo; 

l’arboreto in cui passeggiare tra sequoie, tassi, wollemie, faggi e altre 200 specie diverse di alberi provenienti da tutto il mondo; 

il laghetto dominato dal cipresso calvo e dalla leggenda della bella Lucida Mansi che morì annegando nelle sue acque cui si aggiunsero in seguito la montagnola con le specie tipiche della macchia mediterranea e una ricca collezione di "erbi" edibili, tradizionali della cucina locale; 

la collezione di camelie e rododendri che in quell'epoca abbellivano i parchi delle ville dell'aristocrazia; 

le serre riscaldate per gli immancabili mirabilia botanici, piante e fiori esotici che in quel periodo circolavano abbondantemente da tutto il mondo modificando le abitudini degli europei. Caffè, tè e cioccolato, non potevano mancare sulle tavole aristocratiche e nei giardini botanici di ogni luogo d'Europa.

Nell'Orto Botanico sono disponibili anche i due percorsi multisensoriali degli alberi e della scuola botanica dedicati ai visitatori non vedenti e ipovedenti e per quanti vogliono approfondire la propria sensibilità atraverso tatto, gusto, olfatto, udito.

 

arboreto dell'Orto Botanico di Lucca

 

Minerali, fossili e conchiglie, insetti e uccelli... mummie

 

e reperti egizi e atmosfera da Wunderkammer (dal tedesco ‘camera delle meraviglie’, antica modalità espositiva ispirata ad eclettismo e gusto del meraviglioso) di inizi ottocento al Gabinetto di Storia naturale che mantiene viva la tradizione cittadina per gli studi scientifici che ebbe grande impulso con il Garnducato di Toscana.

 

Nelle sale affrescate di Palazzo Lucchesini un museo nel museo con gli allestimenti "vintage"

 

che hanno mantenuto la disposizione originaria dei reperti originari e delle successive donazioni tra le quali, quella dell’esploratore lucchese Carlo Piaggia esploratore e protagonista di importanti scoperte geografiche ed etnografiche e l’erbario Mezzetti, donato al Gabinetto dall’autore. Una ventina di volumi fitti di annotazionie su oltre 1500 esemplari di piante prevalentemente del territorio lucchese ottocentesco, alcune delle quali ormai estinte.

Il fascino e lo stupore d'un tempo sono pure oggetto del museo, la curiosità di scoprie nelle teche oggetti dai nomi più strani: rare conchiglie di tutto il mondo, la più vasta collezione di uccelli impagliati d'Italia (3000 esemplari) dal pettirosso alla cicogna nera, il fossile di un pesce lungo dieci metri, diorami che rappresentano la metamorfosi del baco da seta (Bombyx mori), e un persino un ornintorinco!

 

gabinetto di scienze naturali del liceo classico Machiavelli

 

Sempre ottocentesco il Museo del Motore a scoppio, ospitato nei locali delle quttrocentesche logge dei Guinigi.


Un’esposizione dedicata alle opere e alla vita dei due scienziati lucchesi inventori del rivoluzionario motore. L’unica al mondo che ricostruisce con puntualità gli studi e i progressi di Barsanti e Matteucci: dai racconti di vita ai riconoscimenti raccolti al tempo per il loro ingegno, ai documenti che Barsati portò con se' a Parigi, brevetti, disegni, e quanto potesse aiutarlo a rivendicare, inutilmente purtroppo, la paternità dell’invenzione.

 

Al centro dell'esposizione le riproduzioni in scala dei quattro modelli di motori, funzionanti ad aria compressa,

 

progettati dai due scienziati lucchesi a una sintesi dei documenti che raccontano la nascita e l’evoluzione dei loro studi, tra il dicembre del 1851, data del loro primo incontro, e il 25 Marzo 1864, giorno in cui fu messo in moto il motore Bauer nella sede della Società John Cockeril di Seraing presso Liegi in Belgio.

 

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